Leonardo Benvenuti

Leonardo Benvenuti, già docente di “Comunicazione e socioterapia” e “Relazioni comunicazionali e gestione dei conflitti” presso l’Università G. D’Annunzio di Chieti­ Pescara, insegnamenti che rappresentano il coronamento di un’esperienza di ricerca e di sperimentazione sull’integrazione di sociologia e psicologia nell’intervento terapeutico, è fondatore e presidente del Servizio Assistenza Tossicodipendenti (SAT) dal 1985, centro di volontariato per il sostegno al disagio nel comune di Bologna e dell’Associazione Italiana di SocioTerapia (AIST) dal 1996.

La socioterapia, nata agli inizi degli anni novanta nell’ambito delle “tossicodipendenze”, si sviluppa in seguito abbracciando più aree d’intervento, quali: adolescenza, relazionalità familiare, disturbi del comportamento alimentare, rapporti intergenerazionali e intragenerazionali, scuola e altre agenzie di socializzazione, mediazione, solitudine e disagio sociale. Iniziando quindi a delineare la categoria delle “sindromi mediali”, ovvero di disagi indotti dall’evolversi delle comunicazioni sulle relazionalità delle persone e sulla loro attività di costruzione delle identità.

La metodologia della socioterapia fu messa in pratica presso il centro residenziale Casa Gianni, struttura donata dall’allora sindaco R. Imbeni al Prof. L. Benvenuti nel 1990 per contrastare la piaga degli anni ‘80 dovuta al dilagare della tossicodipendenza. Casa Gianni fu una delle prime comunità nel bolognese a fronteggiare le dipendenze patologiche insieme a San Patrignano nel riminese.

Secondo l’approccio di Leonardo Benvenuti, tale disciplina è a forte stampo metodologico sia a livello macrosociale, dove individua un paradigma teorico di interpretazione della società in cui viviamo e dei suoi mutamenti, sia a livello microsociale, dove decodifica il comportamento dei singoli accompagnandoli nell’acquisizione di competenze utili alla elaborazione di soluzioni raggiunte attraverso una serie di strumenti sia teorici che applicativi, utili al benessere della persona.

Il riferimento è qui all’origine comunicazionale di molte forme di disagio che, in quanto tali, sembrano richiedere un aumento delle competenze dei singoli: da tale premessa discende, a partire da alcuni concetti di N. Luhmann, una definizione di “disagio”, come alterazione che si verifica all’interno di una persona, considerata come un sistema complesso di comunicazione, riguardante la capacità di comprensione delle informazioni, interpretate come novità comunicative (sorpresa), a origine sia interna che esterna, rispetto alle quali avviene una “malformazione del senso”, come capacità, a origine sia organica che culturale (mentale), di riduzione e mantenimento della complessità.

La socioterapia, a livello storico (filogenetico) e a livello individuale (ontogenetico), riprendendo le tesi di McLuhan, individua 4 principali paradigmi comunicativi, legati all’evolversi della comunicazione umana: “pre-orale, orale-amanuense”, “tipografica” (dal XV secolo) e “neo-mediale” (la transizione verso quest’ultima fase è tuttora in corso).

Alcune delle difficoltà individuate, legate alla transizione da un medium dominante a uno successivo, sorgono proprio nelle persone che vivono a cavallo di tale transizione: non è facile far parte di due mondi, uno che si avvia al tramonto e uno che sta emergendo, ed è proprio tale situazione che permette di comprendere la problematicità di concetti quali la “complessità”, la “decodifica di sé e degli altri”, del ruolo proprio e di quello altrui nella società.

Tutti questi approfondimenti vengono affrontati all’interno della rivista scientifica Il Bradipo con uscite a cadenza semestrale.